" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

sabato 21 gennaio 2012

Una riflessione sul cinema e la crisi della famiglia

Può sembrare  un’ affermazione banale  sottolineare come il tema della famiglia caratterizzi   in profondità tutta la storia del cinema. Il contrasto familiare è alla base della dinamica narrativa, una sorta di archetipo che risale ovviamente alla classicità. Da Piccole volpi di W. Wyler ( 1941) a La famiglia ( 1987)  di Scola e ai film di Robert Altman e Fassbinder, il cinema ha analizzato l’ evoluzione della famiglia dalla fase di ascesa della borghesia   sino all’ avvento del consumismo e alla crisi post- moderna che stiamo vivendo attualmente.
Questo  lungo percorso offre ai sociologi e agli  psicoterapeuti la possibilità  di utilizzare un vastissimo  materiali di situazioni e casi umani, che servono ad affrontare i casi e possibilmente a risolverli. Stefania Cavallo, laureata in Scienze Politiche con indirizzo sociologico e specializzata in Mediazione Familiare presso la scuola GeA - Genitori Ancora di Milano diretta dal Prof. Fulvio Scaparro, si occupa  da tempo  di affrontare con l’ intervento sociale la rottura dei legami familiari, con particolare attenzione ai diritti dei bambini e a questo tema ha dedicato un libro di grande interesse (I giorni perduti. La mediazione familiare attraverso una proposta di “ Filmografia su separazione e divorzio”, Edizioni La Sapienza, Roma, 2011). Scrive  Matteo Villanova nell’ attenta e partecipe introduzione: “ E’ importante come emerga in tutta la trattazione la consapevolezza del lavoro svolto sulle emozioni della famiglia, a promozione della genitorialità e a tutela dell’ età evolutiva” ( p.10). 
Nella prima parte, con una significativa intervista al regista Mirko Locatelli, il libro articola una definizione di cinema sociale come genere narrativo, capace di descrivere una situazione psicologica nelle componenti critiche. Il testo passa poi a definire alcune situazioni di conflitto familiare, tipiche della società contemporanea, attraverso la schedatura puntuale di molti film, noti per aver affrontato questo tema: tra questi, vale la pena ricordare  I giorni dell’ abbandono ( 2005)  di Roberto Faenza, Scene da un matrimonio ( 1973)  di Ingmar Bergman, Il Caimano ( 2006) di Nanni Moretti.
Emerge, attraverso questi ed altri esempi, il disagio di una società che alla rottura dei tradizionali modelli familiari  non ha saputo contrapporre la creazione di nuovi modelli, fondati sulla comprensione e il dialogo. Gli interventi degli operatori psicologici e dei mediatori familiari sono finalizzati a cercare di ricomporre  la  trama slabbrata delle relazioni.
Direi che nel libro commuove soprattutto la sensibilità con cui si guarda a queste lacerazioni dal punto di vista dei giovani. E’ diffusa in queste pagine la consapevolezza che “ i bambini ci guardano”.  L’ impostazione rigorosa e l’efficace documentazione rende il  volume uno strumento utile sia per gli appassionati di cinema che per professionisti interessati ai conflitti etici e psicologici della vita famigliare.

Stefania Cavallo, I giorni perduti. La mediazione familiare attraverso una proposta di “ Filmografia su separazione e divorzio”Edizioni La Sapienza, Roma, 2011, euro 15.00

( In uscita sul mensile Confronti )

Nessun commento:

Posta un commento