" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

martedì 28 febbraio 2012

Documentari in biblioteca a Bologna

In questi mesi si discute  su quale  deve essere il ruolo delle biblioteche pubbliche, dentro una crisi che  mette in grave difficoltà le politiche pubbliche per la cultura.  Rischiano di rimanere  fuori dalla fruizione della cultura i soggetti più fragili, impoverendo così  la qualità del dibattito pubblico. Il rapporto tra biblioteche e territorio è decisivo per la coesione sociale e lo sviluppo del paese: la lettura e la promozione culturale  rappresentano strumenti importanti  nella lotta  contro l' emarginazione e per l' inclusione sociale.
Ne hanno discusso  di recente a Milano ammninistratori, operatori, rappresentanti del mondo dell'editoria e dell' informazione in una giornata a Palazzo Reale, che ha dedicato un' attenzione specifica ai temi della mulitculturalità.
Tra le molte iniziative in corso, da ricordare  quella della Biblioteca Salaborsa di Bologna. Dal 16 febbraio, ogni giovedì mattina alle 10.30, la Saletta multimediale al primo piano della biblioteca ospita le proiezioni dei documentari che arricchiscono la collezione della biblioteca grazie alla  collaborazione con D.E-R Documentaristi Emilia-Romagna, associazione che sostiene la realizzazione e distribuzione di documentari della regione. Storie al femminile, Storie emiliane e Storie dal mondo sono i primi tre cicli di proiezioni, caratterizzati da un forte interesse per alcuni nodi importanti del sociale. Sul sito della biblioteca il calendario completo. (a.p.)

L' utopia quotidiana di Neuropsichiatria Infantile

L' Istituto di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Umberto I di Roma rischia di chiudere. Fondato da Giovanni Bollea, è  un centro psichiatrico di eccellenza  cui  ogni ogni anno si rivolgono seimila bambini e famiglie da tutta l' Italia centro-meridionale. Nelle strutture del centro si effettuano ogni anno più di 700 ricoveri di giovani che vengono assistiti con le metodologie tra le più avanzate. L' approccio clinico si ispira ad una visione complessiva della condizione del soggetto in tutte le sue componenti (storia individuale, famiglia, ambiente sociale, ecc.).
La situazione della struttura si è andata progressivamente aggravando a causa delle politiche di tagli al bilancio della sanità regionale, portate avanti in questi anni: una politica che ha provocato  gravi carenze di organico e il rischio di un progressivo degrado.
Nell' affollata assemblea, svoltasi nella sede della struttura  il 27 Febbraio 2012, si è sottolineato come a Neuropsichiatria Infantile vengano curati casi gravi  e gravissimi che rischiano di  rimanere senza assistenza,  e quindi condannati alla solitudine e all' emarginazione.
L' Istituto è stato diretto per alcuni anni dallo scrittore e saggista Marco Lombardo Radice, che ha lavorato su questi temi negli anni difficili della riforma degli ospedali psichiatrici. La raccolta delle  riflessioni  di Lombardo Radice, sui giovani è stata pubblicata nel volume, Una concretissima utopia, Edizioni dell' Asino.

mercoledì 22 febbraio 2012

Un ' indagine tra menzogna e dolore per il commissario Ricciardi

Perché parlare di un romanzo come Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi (Einaudi, 2011) di Maurizio de Giovanni su un blog dedicato alla comunicazione sociale e al mondo del disagio? Per due ragioni. Innanzi tutto perché non è possibile rinchiudersi in una visione tecnicistica del problema dell'emarginazione e della sofferenza. Nell'ascolto della condizione dei più fragili si intrecciano mille interrogativi etici, filosofici, ecc. sugli esseri umani, i loro limiti ed egoismi: le forme dell'esperienza artistica aiutano a dipanare questi dilemmi meglio delle argomentazioni razionali. Il secondo motivo riguarda il libro: de Giovanni  riesce a raccontare il mondo del dolore con uno sguardo sensibile e acutissimo.
L' attenzione al lato oscuro dell'uomo del resto è sempre stata una delle caratteristiche del noir (inteso in una accezione larga): da Conan Doyle a Simenon, da Chandler a Vázquez Montalbán l' indagine è sempre un viaggio pericoloso negli interstizi del cuore umano,  nella nostra capacità di incutere e di sopportare il dolore più atroce. Di questa coazione a affrontare i tanti risvolti della sofferenza ha lunga pratica il commissario di polizia Ricciardi di cui de Giovanni ha ha già raccontato altre avventure tutte ambientate nella Napoli fascista degli anni ’30.

Un delitto a Natale

Qui siamo a pochi giorni dal Natale, quella festa che per Napoli ha significati religiosi antichi e del tutto peculiari. Un funzionario della milizia portuaria e sua moglie vengono assassinati nella loro casa a Mergellina. Oltre alla particolare ferocia, il delitto si segnala per una caratteristica della scena del crimine. Accanto ai morti, viene ritrovato il presepe con una statuina mancante, quella di San Giuseppe, ridotta in pezzi e nascosta sotto il tavolino che ospita la rappresentazione.
Anche in questa  ennesima avventura si svela una caratteristica misteriosa di Ricciardi: in una sorta di presentimento i morti, nel momento della loro dipartita, gli svelano le ultime parole. Angosciato da questa vera e propria dannazione, che gli permette di vedere il male senza poterlo prevenire, Ricciardi procede nelle sue indagini come un diverso, quasi uno spettro a metà tra il mondo dei vivi e quello dei morti. E i suoi interrogativi sulla inafferrabilità del male percorrono tutto il racconto.
Sono tanti i motivi di fascinazione per questo libro, in cui una  scrittura tersa evoca gli ambienti oscuri e violenti di Napoli. La città di De Giovanni è ancora quella di Viviani e della Ortese, in cui tenerezza ed emozione si incardinano dentro un quadro di miseria e violenza. Come sempre, i più colpiti sono le donne e i bambini, raccontati con particolare commozione e lucida esattezza. Il racconto è scandito ad ogni passo dalla presenza del presepe che nella vicenda ha varie funzioni, oltre quella ovvia di caratterizzare l' ambientazione napoletana.
Le statuine sacre svolgono un ruolo importante nella risoluzione dell'orrendo delitto ( e il lettore lo capirà, solo alla fine, come è d' obbligo). Ma c'è un significato più profondo. Attraverso le immagini del Natale scopriamo le ferite della città ferita: la famiglia minacciata dalla violenza, il bisogno d' amore e di pace, mai esauditi.

La pietà inerme

De Giovanni racconta con dettagli rigorosi e poco noti tutte le tradizioni napoletane, dal presepe alla cucina e alla città. Questi veri e propri gioielli antropologici hanno la funzione di definire meglio i rapporti sociali, di trasmetterne il senso. C'è il Natale dei potenti e c'è quello dei poveri, dei senza storia, dei mendicanti, dei pescatori, dei femminielli, tutti rappresentati con uno sguardo partecipe.
Il Commissario Ricciardi si muove in questo palude, piena di trappole minacciose e di misteri, senza nutrire la speranza di una redenzione possibile ( anche se nei momenti decisivi ha i gesti di pietà ed amicizia che lo mettono dalla parte giusta). Rimangono gli interrogativi: oltre la disperazione della città e dei suoi abitanti, in specie di quelli deboli, quali possono essere le vie della redenzione, indicate dal presepio, ossia l' amore e l' apertura all ' altro?
Usciamo dalla lettura con la convinzione rinnovata che la presenza del male ha radici troppo profonde nella condizione umana. Sono radici con dei nomi precisi: l' ambizione, il danaro, la violenza contro i più deboli. Estirparle è il compito immane che il commissario Ricciardi svolge con disincanto misto a una fragile speranza. E' questo oggi lo stato d'animo di tutti noi e leggere un libro come quello di De Giovanni ci aiuta a sopportarlo meglio.
                                                                     
                                                                         Umberto Brancia

martedì 21 febbraio 2012

Tra invalidi presunti e migliorati, l' ipocrisia continua - 2°

Non si fa in tempo a commentare un articolo che subito ne esce un'altro: dopo il Corsera anche La Stampa non vuole essere da meno e titola, a firma di Flavia Amabile il 18 febbraio "Non vedenti record in Sicilia:sono il doppio della Lombardia".
Dall' articolo apprendiamo che "...il circo dei falsi invalidi ci costa un miliardo di euro circa di truffe".Ora se le truffe smascherate sono, come detto, 1439 e ammettendo (ma non è così) che tutti siano non vedenti totali (indennità di acc.per non vedenti + pensione ciechi assoluti= 827+289=1116 euro al mese...le pensioni più ricche in assoluto tra quelle di invalidità, cecità, sordita civile) la truffa all'anno sarebbe di 19 milioni e 270mila euro, ben lontana dal miliardo raccontato (precisamente l'1,9%).
L'articolo fa il solito minestrone di dati e fonti e comunque ripropone la tesi del falso invalido mescolandola, verso la fine dell'articolo, con altre più realistiche. A parziale giustificazione dei giornalisti va detto che la questione dell'invalidità è complessissima e molto difficile da riassumere per le sue infinite variabili e casistiche...Va a spiegare la differenza tra pensioni di invalidità e di invalidità civile; tra verifiche in visita e verifiche agli atti; tra 100% e 100% con accompagnamento; invalidi con una o con due o più pensioni; le informazioni sanitarie su cui i giornalisti equivocano sistematicamente per cui, a loro avviso, i disabili non camminano, non leggono, non lavorano, non guidano l'auto...si fingono pazzi giunge a dire il famoso numero di Panorama, già citato, con Pinocchio in copertina.
A questo si aggiunge l'impossibilità a capire bene quanti siano gli invalidi civili e quante le pensioni di invalidità civile.Provate a guardare le fonti che dovrebbero essere le principali: il sito ISTAT  e il sito dell'INPS  (relazioni annuali e report trattamenti pensionistici e beneficiari) e dite se riuscite a trovare una dato inequivocabile: impossibile date le modalità di aggregazione sempre diverse e la inevitabile confusione tra pensioni di invalidità e invalidità civile.
                                                                                                                                                                         Andrea  Pancaldi

venerdì 17 febbraio 2012

Tra invalidi presunti e migliorati, l' ipocrisia continua- 1°

Curiosamente pochi giorni dopo la pubblicazione del contributo su LaVoce.info dedicato agli "invalidi presunti", ovvero a quelli riconosciuti con percentuali tra il 34 e il 74% che contribuirebbero alla "lentezza e farraginosità del sistema, complici medici di famiglia e patronati", mercoledì 15/2) esce sul  Corsera  un’ intervista al presidente INPS Mastropasqua che parla delle percentali di revoca delle pensioni a seguito della campagna di controlli. «Voglio subito dire che qui non stiamo parlando di falsi invalidi, cioè di persone che hanno truffato lo Stato. Ma di controlli sanitari sull'evoluzione di patologie che possono  migliorare in seguito, riducendo così il grado di invalidità e le prestazioni connesse»
Nella stessa intervista Mastropasqua riprende il tema delle percentuali di invalidità tra il 34 e il 73% con queste parole "...C'è tutto un campo, quello delle invalidità tra il 34% e  il 73%, che è poco conosciuto: non dà diritto a prestazioni economiche ma a tutta una serie di benefici, dal collocamento obbligatorio all'esenzione dai ticket, dal bollo auto gratis ai permessi di parcheggio all'Iva al 4%. Nessuno sa quanti siano, ma ogni anno più della metà delle domande di invalidità finisce in questa fascia, e quanto tutto ciò  costi alla collettività.....osservo che tra il 34% e il 73% il più delle volte l'invalidità viene concessa senza neppure una visita dell'Asl, ma dietro semplice presentazione di documentazione sanitaria".
Anche qui la precisione è dote che si riconferma rara. Le agevolazioni fscali, al vero una giungla farraginosa, sono in larga misura riferite al certificato di handicap/legge 104 e non all'invalidità. Il contrassegno handicap per l'auto, con quelle percentuali, lo si ottiene con una apposita e specifica visita all'ASL e non con quella per l'invalidità. Assurda l'affermazione che le invalidità "il più delle volte" vengano concesse senza visita.
Pare proprio che esaurita la pista sui falsi invalidi adesso si provi con gli invalidi presunti e con quelli migliorati, il tutto sempre dentro ad una gestione dei dati carica di ambiguità e omissioni come ha svelato la ricerca di Cittadinanzattiva . Ad esempio il presidente INPS sulle verifica 2010 cita solo le visite, ma non quelle definite agli atti che sono quasi altrettante e che abbassano la percentuale di revoche alla metà di quanto invece si dichiara sul Corsera (fonte Corte  dei Conti).
A proposito dopo tanto can can da oltre due anni ecco i dati sui falsi invalidi...sempre per bocca di Mastropasqua  "Dall'inizio del 2010 a oggi le persone indagate sono state 1.439  e quelle arrestate 301"...precisamente per ora di falsi invalidi, ovvero reali truffatori...il cieco che guida...i venti parenti camorristi invalidi..., ne sono stati pescati 1.439, ovvero lo 0,06%  delle persone che percepiscono in Italia (dati INPS 2009) uno o più assegni/pensioni/indennità legate all'invalidità civile e una percentuale dalle parti dello zero, stiamo parlando sempre e solo dei truffatori, anche delle verifiche straordinarie messe in campo dall'INPS a partire dal 2009 (qui il dato preciso è difficile da recuperare).
Peccato che sulla stampa italiana per due anni e passa abbia fatto notizia solo quello 0,06% a cura di tanti giornalisti ignoranti (participio del verbo ignorare) di cui la copertina di Panorama con Pinocchio in carrozzina resta l'icona.

                                                                                                        Andrea Pancaldi

giovedì 16 febbraio 2012

Il giornalismo sociale oggi

La categoria  di giornalismo sociale si è precisata  una trentina di anni fa, nel contesto della prima crisi del welfare  che vide la nascita del fenomeno del volontariato e il dibattito sul no- profit. Si  definì con questo termine quella porzione  dell’informazione  dedicata alle nuove questioni sociali, nate con l’abbandono dei tradizionali modelli di sicurezza sociale.  
Da allora temi come la povertà, la droga, gli anziani, ma anche il sottosviluppo  e l’ emigrazionecominciarono a trovare uno spazio nuovo nel panorama  dell’ informazione. Le conseguenze di questa irruzione di nuovi temi sono state diverse. Come ha ricordato Mauro Sarti in un  volume di qualche anno fa - l giornalismo sociale, Carocci, 2007- , le redazioni di molti giornali  modificarono  atteggiamenti e obiettivi – e non fu un processo indolore. Si è compreso lentamente che l’ informazione su questi temi implica una specifica capacità di analisi dei contesti socio-economici e  una forte disponibilità etica all’ ascolto dell’ altro da sé.
Contribuirono a questo mutamento della sensibilità l’ irruzione sulla scena pubblica delle organizzazioni di volontariato, che hanno poi trovato nella rete un formidabile strumento di intervento: siti Internet, blog, ecc. diventano rapidamente spazi per denunce e analisi, anche se non vanno dimenticati  strumenti cartacei singolari come i “ giornali di strada”. 
In questo  processo l’ esperienza più nota è quella dell’agenzia Redattore Sociale. Si tratta di un’agenzia di stampa quotidiana dedicata al disagio e all’impegno sociale, nata dalle sollecitazioni delle centinaia di giornalisti che dal 1994 partecipano a Capodarco al seminario di formazione "a partire dai temi del disagio e delle marginalità".  
E’ impossibile però citare l’ enorme quantità di strumenti cartacei, pubblicati da enti pubblici e privati, di siti Internet, blog, che oggi occupano uno spazio importante nel mondo della comunicazione. Se ne può trovare una segnalazione esaustiva nella  Guida all' informazione sociale, realizzata  da Redattore Sociale e reperibile  in rete, con centinaia di voci, in 28 Aree tematiche. 
Con l’ ampliamento del settore no  - profit si sono registrati nell’ ultimo decennio ulteriori cambiamenti, che la crisi sociale  rende assai complessi. Ne ricordiamo due. La necessità per il settore dedito al sociale di confrontarsi con il mercato e le istituzioni pubbliche  rischia di condizionare  la capacità di stimolo critico, quando questa deve scontrarsi con la delicatezza delle decisioni politiche. Ai fini della raccolta  necessaria di fondi, prevale spesso  un utilizzo  a fini emozionali della notizia.
L’ avvento delle nuove tecnologie inoltre  muta radicalmente le redazioni. Scompaiono giornali, figure professionali e  cresce  la funzione di Internet come orizzonte della comunicazione pubblica. Qui si giocherà il ruolo dei giornalisti sociali,  di fronte   ad un futuro  piuttosto oscuro. 

( in uscita sul mensile  Confronti)

                                                                                                     Umberto Brancia

Gli "invalidi presunti": un'invenzione infelice de LaVoce

Francamente si rimane un po' esterefatti per la superficialità del contributio pubblicato su LaVoce.info  in tema di invalidità a firma di Andrea Tardiola. In questo contributo non si tiene conto di tutto quanto il movimento associativo della disabilità ha prodotto da due anni a questa parte (si vedano ad esempio il n.4/11 della rivista Welfare oggi o gli innumerevoli contributi sul sito della) sia sulla regolamentazione delle prestazioni legate al riconoscimento dell'invalidità civile sia in termini di analisi mediatica sulla campagna contro i "falsi invaldi".
Sul primo aspetto l'omissione più grave mi pare quella che non riferisceche il riconoscimento dell'invalidità (a partire dal 34%) comporta anche benefici di altra natura oltre a quelli, eventuali, di ordine economico, nel campo della protesica, dell'esenzione ticket, del collocamento al lavoro.
Sul secondo aspetto l'introduzione della nuova categoria degli "invalidi presunti" (che l'autore così definisce "coloro che presentano domanda senza averne i requisiti") non fa che riproporre un ennesimo stigma, di peso solo apparentemente inferiore: ci sono quelli che hanno truffato e quelli che, almeno in una certa misura, hanno provato a farlo e che qui diventano un numero preciso, ben 744.000.
Mi pare quindi del tutto fuorviante sostenere che chi fa domanda e non ottiene benefici economici "contribuisca alla lentezza e farraginosità del sistema". Si leggano inoltre in rete alcuni commenti di esponenti di patronati che smentiscono  che il meccanismo dei finanziamenti funzioni così come descritto nell'articolo de LaVoce. Non bastavano i falsi invalidi, ora arrivano anche gli "invalidi presunti".
                                                                        
                                                                        Andrea Pancaldi

Per approfondire


mercoledì 8 febbraio 2012

Una esperienza formativa su comunicazione e carcere

I primi provvedimenti del governo Monti  stanno entrando nel merito della questione carceraria, in una situazione resa drammatica dalla crisi economica. Il sovraffollamento e il numero elevato di suicidi ogni anno ne sono la testimonianza più evidente. Un ruolo decisivo su questioni sociali come questa  è svolto dalla comunicazione.
In Emilia - Romagna, prende il via il 6 febbraio, per 5 incontri successivi, un percorso formativo sul carcere e sulla pena. Nato all'interno del progetto "Cittadini sempre" finanziato dalla Regione Emilia Romagna - Assessorato alle Politiche Sociali e con il partenariato della neonata Fondazione dell'Ordine dei Giornalisti, il percorso ha l'obiettivo di promuovere competenze condivise tra volontari e professionisti del mondo dell'informazione, riservando una particolare attenzione alla ricerca di un linguaggio adeguato alla delicatezza dei temi trattati. Al corso, completamente gratuito, ha aderito anche l'Ordine Forense. I posti disponibili sono 50, di cui 20 riservati ai volontari e i restanti da dividersi tra giornalisti e avvocati.
Le associazioni interessate a partecipare sono pregate di inviare la scheda di iscrizione all'Ordine dei Giornalisti o via e-mail al seguente indirizzo
a.granini@odg.bo.it, oppure via fax al numero 051/23.02.27.

- Per ulteriori notizie su questa iniziativa:  Bandiera gialla
- Sul tema "carcere e alternative" si può consultare utilmente un quadro analitico della normativa vigente  sul sito: Ministero Grazia e Giustizia. Una serie di stimoli interessanti sulla formazione si possono trovare sul sito: ISFOL                                                                                            
Segnalaz. di Andrea Pancaldi                   

La comunicazione al centro: una ricerca

Come e cosa comunicano i Centri di Servizio per il Volontariato.
Questo l'interrogativo alla base della ricerca ideata e promossa da Csvnet–Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato e condotta da un gruppo di ricerca de La Sapienza Università di Roma, coordinato da Gaia Peruzzi in collaborazione con Maria Teresa Rosito, Area Comunicazione di Csvnet.
I risultati dello studio sono presentati nel volume “La comunicazione al centro. Un'indagine sulla rete dei Centri di Servizio per il Volontariato” (“I Quaderni”, n. 56, 194 pp.), curato da Gaia Peruzzi e edito da Cesvot.
Si tratta del primo studio sociologico dedicato alla rete dei Centri di Servizio per il Volontariato, un'istituzione unica nel panorama del non profit italia-no e internazionale. La ricerca ha preso in esame 71 siti web appartenenti ad altrettanti Centri di Servizio per il Volontariato (Csv) e intervistato 61 operatori che lavorano negli uffici comunicazione dei Csv.
Attraverso l'analisi dei siti, la somministrazione di questionari e l'intervista di testimoni privilegiati, la ricerca ha valutato i contenuti e gli strumenti di comunicazione online e offline dei Centri di Servizio. Come osserva nella premessa al volume Carlo Sorrentino, docente di sociologia presso l'Università di Firenze, i risultati della ricerca gettano una luce nuova sull'attività di comunicazione dei Centri di Servizio ma anche sull'organizzazione, sull'identità e sulla mission dei Csv.
Fin dalla sua istituzione Csvnet si è adoperato per organizzare, in un'ottica di rete, esperienze qualificate di riflessione e di intervento e questa indagine rappresenta, quindi, uno strumento per meglio conoscere l'attività e le dinamiche identitarie, relazionali, organizzative e comunicative dei Csv e della rete che, insieme, costituiscono. Allo stesso tempo, sottolinea Stefano Tabò, presidente di Csvnet, “la ricerca è una fonte di arricchimento informativo e valutativo per gli stessi Csv che hanno l'opportunità di valutare la propria esperienza, di trarre suggerimenti dalle scelte di altri, di avviare confronti e collaborazioni”.
Dalla ricerca emerge che l'84% dei Csv ha un ufficio deputato specificamente alla comunicazione. Nella maggioranza dei casi è la struttura interna ad occuparsi direttamente della pianificazione e progettazione della comunicazione, riducendo al minimo le consulenze esterne. Nel 65% dei casi gli uffici comunicazione dei Csv possono contare su 1-2 dipendenti o collaboratori stabili, la gran parte dei quali è laureata. Gli strumenti di comunicazione più utilizzati sono: sito internet (utilizzato da 60 Centri), newsletter ed email (57), telefono (40), periodici (29), social network (28). 43 Csv su 61 hanno scelto di concentrare lo sforzo comunicativo sulla promozione della cultura del volontariato e sullo stimolo del dibattito sui temi sociali, piuttosto che sulla visibilità e promozione del Centro di Servizio.
Gaia Peruzzi insegna Comunicazione dei diritti e della cittadinanza attiva e Urp e Uffici stampa presso la Sapienza Università di Roma. E' autrice del libro, appena pubblicato da Carocci, Fondamenti di comunicazione sociale. Diritti, media, solidarietà.
Si può richiedere on line copia cartacea alla pagina
oppure scaricare il pdf
http://www.cesvot.it/repository/cont_schedemm/7370_documento.pdf
                                                                               
Segnalaz. di Andrea Pancaldi

giovedì 2 febbraio 2012

Disabili e relazioni affettive: parlarne con chiarezza

Malgrado siano stati realizzati molti progressi nel sentire comune, la sessualità  delle persone con disabilità fisiche e sensoriali è un tema che spesso è ignorato oppure viene affrontato con imbarazzo nel dibattito  pubblico. Analogo imbarazzo si riscontra spesso anche negli  atteggiamenti di persone sensibili e “ progressiste”.
Per questo è importante  dare notizia di un  progetto in corso, realizzato  da un  gruppo di volontari  in collaborazione con l’Associazione CDH (Centro Documentazione Handicap) di Bologna e con il patrocinio istituzionale della Regione Toscana, della Regione Veneto, della Provincia di Ferrara, della Provincia di Genova, della Provincia di Gorizia, della Provincia di Macerata, del Comune di Bologna, del Comune di Napoli, del Comune di Sassari, del Comune di Udine e del Comune di Venezia.  
L’ obiettivo è  la  realizzazione di  un documentario che, dando voce direttamente alle persone con disabilità fisica e sensoriale, tratti con franchezza di sessualità, relazioni affettive e disabilità.  

 Segnalaz. di Francesca  Gallini

mercoledì 1 febbraio 2012

… E il dolore e la paura si fecero vita

In occasione della Giornata della memoria sono circolati in rete molti materiali preziosi di carattere storico, che testimoniano come le diversità hanno durante la Shoah hanno suscitato odio e  violenza. Questa lunga intervista a Franco Debenedetti Teglio è  una testimoniana commovente  sui guasti e le tragedie prodotte dalla Shoah  e  sui gesti di speranza che spesso i libri di storia non raccontano. L' intervista merita di essere ascoltata e diffusa al di la della ricorrenza annuale. Recenti episodi di cronaca testimoniano come il virus dell' intolleranza verso l' altro da noi permane nelle pieghe del nostro immaginario.
L' intervista può essere ascoltata  al link:  http://www.videomedica.org/videomedica/?p=4026,  una sezione di Torinomedica  - portale ufficiale dell'  Ordine  provinciale dei  Medici  Chirurghi e Odontoiatri di Torino, in cui sono reperibili molti materiali   su questioni sociali e culturali riguardanti la salute, intesa in un'accezione molto vasta e coerente.
                                                                                                   
Segnalaz. di Francesca Gallini

Si discute di disabili e famiglia a Roma

Le questioni della disabilità assumono dentro la crisi economica e sociale di questi mesi  una dimensione ancora più complessa e drammatica. Crescono le difficoltà materiali e psiocologiche  per i disabili e le famiglie, mentre il ruolo delle istituzioni si fa  più incerto e discontinuo. Questo convegno prova ad affrontare alcuni aspetti, a partire da  situazioni  concrete,


La dimensione nascosta delle disabilità
La domanda di cura e di assistenza delle persone disabili e delle famiglie
ore 09:30  - 08/02/2012
Camera dei Deputati - Palazzo Marini - Sala delle Colonne  Via Poli, 19 - Roma


La disabilità è ancora una questione invisibile nell'agenda istituzionale, mentre i problemi gravano drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nei compiti di cura. Nel secondo semestre di lavoro del progetto pluriennale «Centralità della persona e della famiglia: realtà o obiettivo da raggiungere?», avviato dalla Fondazione Cesare Serono in collaborazione con il Censis, sono state realizzate due indagini che, coinvolgendo direttamente le persone con disabilità e le loro famiglie, hanno approfondito il loro vissuto in relazione a due condizioni cliniche: l’autismo e la sclerosi multipla. I risultati della ricerca evidenziano i progressi compiuti negli ultimi anni e la strada ancora da percorrere nella cura e nell’assistenza delle persone con disabilità. Affinché la centralità della persona e della famiglia diventi il perno del nostro sistema, le istituzioni devono rilanciare il proprio ruolo di supporto e sostegno solidale.

Saluti di benvenuto   
Gianfranco Conti - Direttore Generale Fondazione Cesare Serono
Introduce   
Giuseppe De Rita - Presidente Censis
Presenta la ricerca   
Ketty Vaccaro - Responsabile settore Welfare Censis
Tavola rotonda
Coordina
Carla Collicelli - Vice Direttore Censis
Introduce
Elio Guzzanti - Direttore scientifico Irccs «Oasi» e Presidente Comitato scientifico Fondazione Cesare Serono
Partecipano
Carlo Hanau - Angsa (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici)
Mario Alberto Battaglia - Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla)
Paola Binetti - Commissione Affari sociali, Camera dei Deputati
Livia Turco - Commissione Affari sociali, Camera dei Deputati
Anna Banchero - Coordinamento tecnico Affari sociali, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
Angelo Lino Del Favero - Presidente Federsanità Anci
Giovanni Monchiero - Presidente Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere)
Maria Cecilia Guerra - Sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (*)
Renato Balduzzi - Ministro della Salute (*)

(*) In attesa di conferma
Si ricorda che per gli uomini sono richieste giacca e cravatta
                                                                                                                                                                                                       
Segnalaz. di Francesca Gallini